Si intitola Pasquale Celommi. I colori della luce la grande mostra che il Museo Paparella Treccia di Pescara dedica dal 12 luglio scorso fino al 6 gennaio 2020 a Pasquale Celommi (1851 – 1928). Nato a Montepagano di Roseto nel 1851, stesso anno di Francesco Paolo Michetti con il quale nutrì rapporti di profonda amicizia e stima, Pasquale Celommi raggiunse l’acme del successo e della popolarità tra fine ‘800 e primo ‘900. Fu tra quei rari artisti non solo osannato dalla critica ma molto amato dal pubblico più eterogeneo per aver avuto la grande capacità di ritrarre il vero nella sua accezione più lieta e godibile. L’opera di Pasquale Celommi non è mai solo descrittiva dei paesaggi marini e agresti, ma anche caratterizzata dalla narrazione degli spaccati di vita quotidiana e del lavoro della gente d’Abruzzo e, per questo, inquadrata nel verismo.

La mostra è ospitata in una villa ottocentesca in stile eclettico sita nel cuore di Pescara, di fronte alla centralissima Piazza della Rinascita

La mostra è ospitata in una villa ottocentesca in stile eclettico sita nel cuore di Pescara, di fronte alla centralissima Piazza della Rinascita

La Fondazione Paparella ha scelto di riportare al centro della propria attività espositiva la sua opera perché è uno di quei rari artisti non solo osannato dalla critica d’arte, ma molto amato dal pubblico più eterogeneo per aver avuto la grande capacità di ritrarre il vero nella sua accezione estetica più lieta e godibile. Lo dimostrano in modo esemplare alcuni dipinti esposti: Canto d’amore, Marina, Nellina, Saluto all’aurora, Nel campo di lino, Ragazza con canestro, Il segreto, Idillio sul mare, Idillio campestre, Donna nel canneto, Il bacio. Celommi non seguì, come lo stesso Michetti, i Palizzi, Patini ed altri, l’accademia e la scuola napoletana, ma frequentò l’Accademia di belle arti di Firenze. Senza per questo discostarsi dallo stile e dai temi degli artisti suoi conterranei. Fonte di ispirazione delle sue opere restano i paesaggi, i costumi e le tradizioni abruzzesi. L’osservazione delle opere di Celommi induce a ritenerle, molto spesso, ricche di luminosità, tanto che lo stesso Michetti lo ha definito “il pittore della luce”: da qui il titolo della esposizione I colori della luce; a riguardo è significativo riportare una espressione del Maestro francavillese il quale, di fronte alle luminose marine celommiane, ha esclamato «Insuperabili!». In dialogo con la collezione di capolavori della maiolica artistica di Castelli raccolta e donata dal professor Paparella Treccia alla Fondazione a lui e alla moglie Margherita Devlet intitolata, la rassegna di dipinti, in tutto 28, alcuni di grandi dimensioni, rappresenta in modo esaustivo e inedito tutti i temi tipici dell’arte del maestro rosetano con la consapevolezza della nuova impronta data dall’esperienza culturale abruzzese al mosaico artistico europeo a cavallo tra Otto e Novecento.

L'opera di Raffaello Celommi recentemente confluita nelle nostre collezioni

L’opera di Raffaello Celommi recentemente confluita nelle nostre collezioni

Se a Pescara è possibile ammirare le opere del grande artista abruzzese, nella nostra galleria è possibile toccare con mano l’eredità lasciata da Pasquale a suo figlio Raffaello. Infatti, è entrato a far parte della nostra collezione La pesca, un dipinto nel quale il ritorno dalla pesca diventa un pretesto per immortalare, non senza una ricercata rappresentazione del moto degli affetti, un grazioso quadretto familiare, inserito in un poetico tramonto sulla spiaggia, dono della natura dopo una giornata di dura fatica. I temi dell’arte di Raffaello Celommi sono legati agli elementi fondamentali della sua esistenza, il mare, le colline, i pescatori, che divengono soggetti vivi del suo mondo artistico, così come era stato per il padre Pasquale. Quando quest’ultimo morì, nel 1928, si concretizzò in Raffaello, in maniera più pressante, il timore per l’inevitabile paragone che sarebbe sorto con il tanto apprezzato padre. Secondo un episodio leggendario narrato da alcuni studiosi del pittore, dopo un periodo di inattività egli tornò a dipingere e, poggiata una tela vergine sul cavalletto che era stato sempre utilizzato dal padre, diede inizio alla seconda fase della sua vita artistica, dimostrandosi grande prosecutore della dinastia artistica dei Celommi. L’arte di Raffaello risente, pertanto, dell’influenza esercitata su di lui dal suo predecessore. Ha scritto il critico Dino Satolli al riguardo: “Conservò nelle sue tele la luce ed i motivi cari al padre, acquistando anche qualcosa in morbidezza, forse a scapito di un’autonomia o, se si vuole, di una contestazione che allora sarebbe apparsa sterilmente polemica. La sua pittura appariva schietta, senza artifici di violenze cromatiche, di toni aspri e di crudezze di segno”. I suoi dipinti non si allontanano mai dai motivi legati alle tradizioni della gente d’Abruzzo, al mondo dei contadini e dei pescatori; d’altro canto, però, Raffaello, affinò progressivamente la sua tecnica attraverso la quale riusciva a ricreare suggestive scenografie, come quella creata nel dipinto qui presentato, un affettuoso omaggio ai lavoratori del mare della sua terra. Tre importanti dipinti di Raffaello Celommi sono conservati nel Museo civico di Teramo, altre opere si trovano nella Civica Raccolta d’Arte di Roseto e in una galleria di Chicago.

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Vuoi ammirare da vicino le opere di Pasquale e Raffaello Celommi presenti nella nostra collezione? Vieni a trovarci nei nostri spazi espositivi in via di Monserrato, 8 – 9

Vuoi ricevere una valutazione delle opere di Pasquale e Raffaello Celommi presenti nella tua collezione? Inviaci le foto delle opere in questione, indicandoci le misure di ciascuna, via mail all’indirizzo alessio@ottocento.it oppure via whatsapp al numero +39 335 5364897