Artista versatile che aveva ben chiaro che cosa significasse fare pittura, Corrado Cagli rifiutava di farsi ingabbiare nel recinto delle definizioni. “In arte una sola logica è dannosa”, scriveva giovanissimo nel 1933 sulla rivista Quadrante, diretta da Massimo Bontempelli, precisando di poter seguire senza problemi la pittura figurativa e l’ astrazione, le due logiche allora in contrapposizione. Conosciutissimo e rispettato dai critici era un personaggio non facile, al quale la storia dell’ arte non ha riservato il posto che avrebbe meritato. Mettere a fuoco sulla base di questi presupposti la figura complessa del pittore anconetano guardandola con occhi nuovi è l’ obiettivo della mostra “Corrado Cagli. Folgorazioni e mutazioni”, che la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale propone a Palazzo Cipolla, a Roma, fino al 6 gennaio 2020. Il curatore Bruno Corà, direttore della Fondazione Burri, ha selezionato in collaborazione con l’ Archivio Cagli una ricca antologia di 200 opere provenienti da istituzioni e collezioni private di prestigio per descrivere il percorso e l’ attività di un autore che si è messo alla prova a tutto campo.La mostra presenta un ampio repertorio di dipinti scelti oltre a un cospicuo corpus di disegni, sculture, bozzetti e costumi teatrali, arazzi e grafiche, per un totale di circa 200 opere provenienti da importanti istituzioni e prestigiose collezioni private.
Il percorso espositivo permette al pubblico la visione dei maggiori cicli pittorici realizzati dall’artista: dai primi lavori giovanili in maiolica a quelli realizzati a olio o con altre tecniche del periodo della Scuola Romana (1928 – 1938), dalle prove neometafisiche (1946 – 1947) elaborate a New York agli studi sulla Quarta dimensione (1949), per poi passare ai Motivi cellulari (1949), alle Impronte dirette e indirette (1950), alle eteree Metamorfosi (1957 – 1968), alle Variazioni orfiche (1957), alla suggestiva ed enigmatica serie delle Carte (1958 – 1963) e infine concludere con le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta.
Nella mostra vengono posti in evidenza alcuni dei momenti iconici della pittura di Cagli, quali ad esempio quelli rivolti a dare una identità al “muralismo” italiano (parallelamente a Sironi) nella ricerca di “un’arte ciclica e polifonica”; per l’occasione sono riuniti alcuni dei pannelli costituenti il ciclo esposto e in parte censurato all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Sono anche presenti alcune opere esposte nella mostra di rientro in Italia, dopo l’esilio americano, allo Studio d’Arte Palma nel 1947 che suscitò una reazione di contrasto degli artisti del gruppo Forma. Infine, in esposizione, oltre agli arazzi, alle opere plastiche, ai bozzetti architettonici della Fontana dello Zodiaco di Terni e a quelli del Monumento di Göttingen in Germania, si possono osservare altresì anche il monumentale cartone della pittura murale eseguita per la XXI Biennale di Venezia del 1938, Orfeo incanta le belve, e una sezione rilevante incentrata sull’attività di scenografo e costumista teatrale con un risalto dato all’esperienza newyorkese della Ballet Society insieme a George Balanchine.
Anche la nostra galleria consente di incontrare la grande arte del maestro di Ancona. Infatti recentemente la nostra galleria ha acquisito due opere di Cagli, entrambe riferibili alla produzione degli anni Cinquanta. «Le cose, cioè, e le idee e le soluzioni stilistiche – la natura e la cultura – sono un unico campo di indagine e di scoperta, le forme totali su cui deve agire la personalità creativa dell’artista. Ed è questa, in definitiva, che le condiziona e trasfigura e reinventa. Il disegno di Cagli è nitido come chiara è la sua conoscenza e coscienza del modo di agire sulle forme, di impadronirsene quali elementi di comunicazione del proprio rovello intellettuale e sentimentale. È una lingua semplice e assoluta, un discorso illuministico, parco di aggettivi, tutto di parole pregnanti: definizioni scattanti che implicano una straordinaria complessità di riferimenti filologici e empirici, culturali e intuitivi. Ha la perfetta purezza dei dettati umanistici, che non chiudono dogmaticamente gli aspetti della vita in affermazioni accademiche, ma che rivelano, a volta a volta, con estrema perspicuità, tutti i dati di una conoscenza lucida del vero, intesi come tappe e spunti di una inesauribile operazione di indagine, sempre aperta. Ha la bellezza misteriosa dello specchio, la magia inquietante, eppur razionalizzabile, di uno schermo prismatico.»
Proprio uno “schermo prismatico”, immagine utilizzata da Russoli per definire il magico razionalismo del Cagli astrattista, costituisce il noumeno delle nostre due composizioni che sintetizzano la ricerca artistica di Corrado Cagli, figura centrale per le tendenze astratte che caratterizzarono le tendenze estetiche del secondo Dopoguerra, elaborando opere di grande originalità e teorizzando un prolungamento del “primordio” che influenzò ad esempio la svolta astratta di Capogrossi.