Si intitola Tenendo per mano il sole la grande mostra che il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo dedica dal 19 giugno scorso a Maria Lai (1919 – 2013), una tra le voci più singolari dell’arte italiana contemporanea. Artista dalla straordinaria capacità generativa, in anticipo su ricerche artistiche che saranno sviluppate solo successivamente, Lai ha saputo creare un linguaggio differente e originale, pur consapevole del lungo processo di decantazione che la sua arte avrebbe dovuto attraversare per essere riconosciuta. Oggi quel processo sembra essersi compiuto. Negli ultimi anni molte sono state le iniziative a lei dedicate e i suoi lavori sono stati recentemente esposti a Documenta 14 e alla Biennale di Venezia 2017.
La retrospettiva al MAXXI si concentra su ciò che viene definito il suo secondo periodo, ovvero sulle opere che l’artista crea a partire dagli anni Sessanta e che ricomincia ad esporre, dopo una lunga assenza dalla scena pubblica e artistica, solo nel 1971. La mostra, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, è realizzata in collaborazione con Archivio Maria Lai e Fondazione Stazione dell’Arte, con il patrocinio del Comune di Ulassai e il sostegno di Fondazione di Sardegna. Esposti oltre 200 lavori, tra cui Libri cuciti, sculture, Geografie, opere pubbliche e i suoi celebri Telai, per raccontare nel modo più completo possibile la personalità di Maria Lai e i diversi aspetti del suo lavoro. In mostra anche alcune opere recentemente entrate a far parte della Collezione del MAXXI: Terra, 1984; Il viaggiatore astrale, 1989; Bisbigli, 1996; Pagina cucita, 1978 e Senza titolo, 2009, una rara Geografia su acetato in corso di donazione.
Non solo al Maxxi, in questi giorni, è possibile ammirare nella capitale le opere della grande artista sarda. Anche nella nostra galleria, infatti, sono esposte tre opere significative della produzione realizzata da Lai, nel periodo compreso dagli anni Settanta alla fine degli anni Novanta. Disegno di Maria Diana (7 anni), Composizione e La leggenda del naufrago, infatti, costituiscono tre tappe importanti della ricerca artistica della Lai, artista capace di rappresentare e reinventare con delicatezza e poesia tradizioni e simboli di una cultura arcaica, eterna e rivolgersi con forza ed immediatezza ai contemporanei.
In particolare le prime due opere confluite nella nostra collezione, vertono sullo stesso tema: l’importanza del recupero del disegno infantile, l’innocenza perduta, una ricerca di palingenesi primitiva, centrale all’interno della ricerca artistica di Lai. Un bambino di pane, proveniente da un universo in continua evoluzione, prende vita nella prima opera, piccolissimo punto solitario nella catena dell’umanità: contiene in sé l’infinito cui si accede con un’altra nascita. La seconda opera ci mostra il disegno di un bambino, nel quale la Vergine Maria ha l’aspetto della mamma: intorno fili, come ricami, avvolgono ancora il tempo dell’innocenza. Le due opere riconducono ad un concetto caro alla grande artista sarda: “tutti i giorni noi uccidiamo il bambino che è in noi, tutti i giorni le nostre cellule si rinnovano e dimenticano l’origine: sta a noi custodire quell’innocenza”. Una innocenza che coincide con la salvezza, il cui sentiero per approdarvi è proprio nel filo che ci riconduce al telaio universale, metaforico cordone ombelicale dell’intera umanità.
Il lavoro più recente, invece, La leggenda del naufrago, si presenta, invece, come un’opera che lega storia e leggenda, fondendole in un calligramma di grande valore estetico e politico, il cui testo, impaginato sul foglio così da dar vita all’immagine della chioma di un albero agitata dal vento, riprende un’antica fiaba. Il testo, ubi consistam dell’opera, la rende, come tutte le opere d’arte che custodiscono una verità inconfutabile, ancora attuale, capace di parlare al cuore dell’uomo del nostro tempo, così disgraziatamente caratterizzato da storie di naufraghi e, allo stesso tempo, provvidenzialmente ancora fecondo di poeti. Il forte legame della Lai con questo antico testo sapienziale emerse anche quando fu chiamata a realizzare alcune opere per il Museo dell’Olio di Castelnuovo di Farfa, tra le quali Olio di Parole, un corridoio buio che riporta il visitatore alla nascita dell’universo e, per l’appunto, L’Albero del Poeta, in cui le parole di questa antica favola sono incise sulla chioma di un albero.
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Vuoi ammirare da vicino le opere di Maria Lai presenti nella nostra collezione? Vieni a trovarci nei nostri spazi espositivi in via di Monserrato, 8 – 9
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