Filiberto Petiti
(Torino 1845 – Roma 1924)
biografia, valutazione gratuita, vendita e acquisto quadri
Parametri di valutazione delle opere di Filiberto Petiti
Aggiudicazione record:
7.230 euro per un olio su tela di cm 63 x 102 nel 2004
Valori medi per dipinti ad olio:
500 – 1.000 euro
Valori medi per opere su carta:
200 – 500 euro
PETITI Filiberto, pittore (Torino 1845 – Roma 1924). Ultimo di dodici figli di una famiglia di modeste origini (il padre Giuseppe era corriere di Gabinetto sotto re Carlo Alberto), cagionevole di salute ed “irrequieto sempre”, subisce la scuola come un vero “supplizio” costretto, com’era, a nascondere ai suoi familiari la prepotente passione per la pittura che lo divorava.
Impiegatosi giovanissimo alla Cassa di Risparmio di Torino, riesce finalmente per qualche mese a frequentare lo studio del pittore Felice Cerruti, che gli insegna i primi rudimenti di disegno.
Passato a lavorare nell’amministrazione dello stato (Società anonima per la vendita dei Beni Demaniali) deve nel 1868 trasferirsi a Firenze, diventata la nuova Capitale del Regno. Le sistematiche uscite festive a dipingere nei dintorni di Firenze gli portano i primi riconoscimenti (premiato alla Promotrice del 1873) e la simpatia di pittori affermati quali Stefano Ussi, Nicola Barbino e Telemaco Signorini.
Con il passaggio della Capitale a Roma deve, nel 1874, compiere un nuovo trasferimento, venendo introdotto nell’ambiente artistico capitolino da due amici piemontesi, valenti pittori: Carlo Pittara e Vittorio Benisson.
Comincia ad esporre agli “Amatori” nel 1875, guadagnandosi l’apprezzamento di Nino Costa per la schiettezza dei suoi panorami. Nel 1878 entra a far parte della Società degli Acquerellisti Romani, sodalizio del quale terrà la presidenza in due diversi trienni: quello del massimo fulgore (1886-88), segnato da innumerevoli riconoscimenti internazionali e quello dell’irreversibile crisi (1905-07), dovuto allo scadente livello di produzione artistica di quegli anni.
Intanto nel 1881 aveva definitivamente abbandonato l’impiego statale per diventare artista a tempo pieno e, nel 1893 veniva nominato Accademico di merito tra i pittori “paesisti” della prestigiosa Accademia di San Luca. Per due volte (1896 e 1898) ricopre pure la carica di Segretario Generale dell’Associazione Artistica Internazionale.
E’ sicuramente il pittore prediletto della regina Margherita che, per ben tre volte (1894, 1898 e 1905), si reca a far visita al suo studio. Nel 1907 entra a far parte del “Gruppo dei XXV” con il soprannome di “gatto soriano”, dovuto sia alla sua aria sorniona evidenziata da un monumentale paio di baffi bianchi, sia ai numerosi felini che visitavano il suo abbaino a caccia di piccioni.
Paesaggista per vocazione trova nell’Agro romano la sua seconda patria che riproduce in innumerevoli dipinti venati da una sottile malinconia. Gli alberi in particolare costituiscono i silenti protagonisti della sua pittura, vestiti dai colori delle quattro stagioni. Illuminati ora dalla luce radente del tramonto, ora da un sole dardeggiante d’alto meriggio, ora dal soffuso chiarore dell’alba hanno giustamente meritato al pittore la fama di “Leopardi dei boschi”.
Biografia a cura di Maurizio Berri
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