Il MUDEC di Milano presenta per l’autunno 2019 il progetto Oriente MUDEC, che coinvolge tutti gli spazi espositivi del museo e racconta da diversi punti di vista – artistico, storico ed etnografico – i reciproci scambi tra Giappone ed Europa attraverso il tempo e l’incontro culturale tra i due mondi. La mostra “Impressioni d’Oriente. Arte e collezionismo tra Europa e Giappone”, illustra attraverso una selezione ampia e diversificata di opere provenienti dall’Italia e dall’estero, fra le quali anche la nostra cornice di Carlo Bugatti, lo sviluppo di quel gusto orientato verso il Giappone che pervase la cultura artistica occidentale tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, in particolar modo in Francia e in Italia.
La mostra ripercorre la profonda fascinazione che il Giappone ha esercitato sulla cultura occidentale e approfondisce le dinamiche dei complessi scambi artistici che si susseguirono tra il 1860 e il 1900. L’analisi storico-artistica riserva una particolare attenzione al contesto di relazioni commerciali, avventure imprenditoriali e in generale grande curiosità che hanno caratterizzato un’epoca intera. Nel variegato contesto del gusto internazionale per il Giappone e della sua influenza sulle arti, la mostra si focalizza sui maggiori artisti italiani ed europei che hanno subito l’incanto del ‘Giapponismo’: da De Nittis a Rodin, da Chini a Induno, da Van Gogh a Gauguin e Fantin-Latour, da Toulouse-Lautrec a Monet, esponendone alcuni dei capolavori assoluti dell’epoca. In particolare la mostra prende in esame il Giapponismo italiano. Nel più ampio contesto del gusto internazionale per il Giappone e della sua influenza sulle arti, come tendenza concentrata soprattutto a Parigi, la mostra si focalizza sui maggiori tra gli artisti italiani che caddero nell’incanto del Giapponismo, come Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, artista profondamente affascinato dall’Oriente, Vincenzo Gemito, Federico Zandomeneghi e Giovanni Segantini, attivo interprete di immagini che facevano uso di questi stimoli.
In mostra oltre 170 opere tra dipinti, stampe, oggetti d’arredo, sculture e oggetti di arte applicata, provenienti da importanti musei italiani e europei e da collezionisti privati. Fra queste anche la cornice di Carlo Bugatti, confluita recentemente nelle nostre collezioni. Nato a Milano nel 1856, morto a Molsheim, in Alsazia nel 1940, Carlo Bugatti raggiunse una tale celebrità che, alla regina d’Italia venuta alla mostra di Torino del 1902 per complimentarsi dei mobili da lui creati in stile “moresco”, Bugatti ebbe l’ardire di rispondere “Si sbaglia, Maestà, questo è il mio stile!”. Ebbe tre figli, due dei quali eclissarono, quando l’artista era ancora in vita e fino ai nostri giorni, la sua fama: Rembrandt Bugatti, scultore animalista ed Ettore Bugatti, costruttore di automobili. Partendo dai suoi esordi milanesi, intorno al 1880, ai suoi primi successi, lontano dall’Italia, nel 1888, al suo trionfo nel 1902 alla famosa mostra di Torino e al suo arrivo a Parigi nel 1904, fino al suo ritiro a Pierrefonds nel 1910, la carriera artistica e industriale di Carlo Bugatti si caratterizza per una duttilità multiforme dimostrata nei diversi ambiti di applicazione: decoratore ed architetto, disegnatore e produttore di mobili, creatore di articoli di oreficeria, inventore di strumenti o addirittura di una bicicletta da corsa. La produzione “industriale” di Carlo Bugatti si rifà ad un’ispirazione esotica, orientale o addirittura dell’estremo oriente, certamente giapponesizzante. Le opere prodotte da Bugatti ottennero un grande successo: le riviste dell’epoca pubblicarono i vari modelli dei suoi mobili, così come le fotografie delle decorazioni d’interni, oggi scomparse.
Ulteriore prova dell’unicità della sua ricerca artistica viene dimostrata dalla cornice prestata al Mudec di Milano, dove il polimaterialismo – pergamena, rame martellato, peltro, noce, legno di faggio e faggio ebanizzato – e la convivenza di elementi esotici – moreschi e giapponesi – ne fanno una delle opere più sorprendenti prodotte dal laboratorio Bugatti, centro di sperimentazione creativa nel quale l’artigianato si unì alla produzione industriale in un felice connubio che seppe anticipare il moderno concetto di design, dando vita a un linguaggio artistico personale e libero da ogni condizionamento estetico.
Una mostra, quella che sarà aperta al Mudec dal prossimo primo ottobre al 2 febbraio 2020, pertanto, assolutamente da non perdere!